Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

chiamo ,godimento nel senso in cui il corpo si prova, è sempre dell'ordine della tensione, della forzatura, del dispendio, ossia dell'exploit. Vi è incontestabilmente godimento al ilivello in cui comincia ad apparire il do­ lore, e sappiamo che è solo al livello del dolore che si può provare tutta una dimensione dell'organismo che altrimenti resta velata. Che cos'è il desiderio? Il desiderio è in qualche modo il punto di compromesso, la scala della dimensione del godimento, in quanto in una certa maniera permette di :Spingere oltre il livello della barriera del piacere. Ma questo è un punto fantasmatico, voglio dire un punto in cui interviene il registro immaginario, che fa sì che il desiderio sia sospeso a qualcosa che non esige effot­ tivamente per sua natura la realizzazione. Perché mai vengo a parlare qui di qualcosa che ad ogni modo non è che un minuscolo campionario della dimensione che ·sviluppo da quindici anni nel mio se­ minario? E' per evocare l'idea di ,una topologia del sog­ getto. Proprio in rapporto alle sue superfici, ai suoi limiti fondamentali, alle loro relazioni 11eciproche, al modo con cui esse si incrociano e si annodano, possono essere posti problemi che non sono affatto semplici problemi di inter-psicologia, ma piuttosto di una strut­ tura che concerne il soggetto nel suo doppio rapporto con il sapere. 'Per lui il sapere continua a restare segnato di un valore nodale, per la ragione, di cui si dimentica il carattere centrale nel pensiero, che il desiderio sessuale quale lo intende la psicoanalisi, non è l'immagine che dobbiamo farci secondo un mito della tendenza orga­ nica: è qualcosa di infinitamente più 1 elevato e annodato prima di tutto proprio al linguaggio, in quanto è il lin­ guaggio che prima di tutto gli dà il suo posto, e in quanto il suo primo apparire nello sviluppo dell'indivi­ duo si manifesta a livello del desiderio di sapere. Se 15

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