Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
descrizione che è de-scrittura, trascrizione su carta sulla quale solo si pratica l'analisi e attraverso la quale que st'ultima viene à sua volta riferita? Questioni che bi sogna dichiarare anche se non è qui possibile discutere a fondo. E - a cui però, almeno in questo caso partico lare, si può rispondere almeno empiricamente, attra verso i documenti della critica. I quali appunto confer mano l'intuizione e la pertinenza su cui questa analisi è condotta. Le recensioni del tempo di Non e' è pace fra gli ulivi ma�ifestano la sorpresa (e, come accade alla critica, ne fanno elemento di giudizio, naturalmente negativo) per il fatto che nel film i personaggi « non si guar4ano in faccia quando parlano » 5 o « guardano sempre in macchina o dalla parte opposta a quella che sarebbe stata logica » 6 • Il carattere insolito e distur bante della sequenza viene cioè non solo nettamente avvertito dalla critica (e, c'è da supporre, dal pubblico) ma addirittura esteso a tutto il filni. Quel « sempre » che siamo noi a sottolineare è il segno della riuscita dell'operazione che la sequenza mette in atto: infatti, nel film, i personaggi non guardano affatto sempre in macchina ma lo fanno solo in questo momento parti colare. E' interessante, ancora sul piano della documen tazione storica, registrare la risposta di De Santis a queste obiezioni. E' vero , disse più o meno il regista, che i due protagonisti del film non si guardano in fac cia, ma questo è appunto un tratto tipico del carattere della gente ciociara, di quel misto di· alterigia e di timi dezza che c'è sempre nei loro comportamenti e soprat tutto nei rapporti fra due fidanzati. Curiosa giustifica zione in senso realistico di un film che non lo era affat to, ma che tuttavia ci servirà per introdurre, nel sistema testuale del film,. un fattore di simbolizzazione . indub biamente presente anche se non sappiamo ancora quan to importante, quello del codice antropologico prosse- 135
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