Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
o ancor più nel cinema sperimentale le gerarchie sono evidentemente ancor piu fragili e la presa di potere dei codici «deboli» è continua. * * * L'analisi che segue riguarderà comunque un caso intermedio: si tratta di una sequenza p_articolare, che vari elementi ci faranno giudicare trasgressiva della classicità cinematografica, di un film che rimane tut tavia, nel suo impianto complessivo, sostanzialmente partecipe del cinema classico. Se non altro lo si deve considerare tale per ragioni anagrafiche. Si tratta · di Non c'è pace fra gli ulivi, di Giuseppe De Sanctis, rea lizzato nel 1950. Nella filmqgrafia di De Sanctis esso '.'.iene immediatamente dopo Riso amaro e soprattutto dopo le polemiche che avevano seguito quel film. Accu sato, da sinistra, di americanismo, di fumettismo, di . commistione di ·sacro e profano sociali, nonché di aver affrontato un tema - mondine e risaie - che egli . in quanto ciociaro non poteva conoscere direttamente, De Santis reagisce alla molteplicità delle critichy con un film che lo cauteli da ogni versante. Non c'è pace è am:bientato così fra i pastori della sua terra natale (presunta garanzia di realismo), ma è insieme costruito con grande ricercatezza formale, in un tentativo di ela borazione figurativa che non lasci trasparire i luoghi eterogenei da cui · la materia narrativa è tratta e secondo il principio, tipico del suo populismo a rovescio, di no bilitare attraverso la «forma» quelle classi subalterne che del film sono protagoniste. Eppure in questo film così volutamente «perfetto», e anzi proprio all'inizio, si inserisce una sequenza che trasgredisce violentemente alcune delle regole più asse state della scrittura cinematografica, e soprattutto attra- 133
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