Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977

lontani dall'equilibrio che garantiva la funzione di omo­ logazione; la rivelazione è sempre l'inaspettatezza di un dono; l'accelerazione, o lo shock, di una conoscenza. ,In­ somma, in rapporto alla caduta verticale di quell'imma­ ginario che ne ha fatto la forza classica, ma anche in rapporto alla riscoperta dell'eccezionalità che ne ha de­ cretato il primissimo successo, il cinema di oggi esibisce il proprio corpo come un miracolo. La « culturalizzazione », infine, nasce dai modi della visione; salette specializzate, circuiti paralleli, d'essai, aule di scuola; o serata televisiva, ma inserita in un « ciclo » e nobilitata dalla presentazione. Al di là della ricreazione dell'aura, che il buon Benjamin s'era illuso morisse, e al di là della curiosa riconquista di uno spazio familiare (la gestione dei cineclub - come nei barac­ coni - è affare di marito e moglie; e il film in TV lo si commenta insieme, come quando si va alla fiera: Aurora), si pensi qui soltanto alla profonda trasforma­ zione dei rituali di preparazione e di visione del film: gli atteggiamenti e le intenzioni cambiano, e con essi il senso della partita. Oggi pare che non si vada più al cinema per caso: e gli ignoranti o gli ingenui rischiano l'incompetenza ad ogni passo. 8. A questo punto non so se i conti tornino tutti. Loca­ lizzate una serie di trasformazioni in atto, non so se ne emerga una strategia conseguente. Ma una cosa, ad esempio, mi pare si possa dire: se c'è in tutto questo una linea tendenziale - come credo ci sia - essa si può forse riassumere affermando che ciò che scompare è il cinema, e ciò che gli sopravvive sono i film. Non nel senso in cui altre volte questa coppia è stata usata (come luogo ad esempio dell'opposizione industria/arte in Chiarini; o come omologo del binomio lingua/ parole in molti semiolinguisti; ecc.), ma indicando piuttosto 128

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