Il piccolo Hans - IV - n. 15 - luglio-settembre 1977
Il tempo di una battuta, il ritmo di una marcia: na turalmente i distinguo e le precisazioni sarebbero mol te; ma ciò che importa è vedere attraverso quali straor dinari equilibri avanzino delle fratture. Dunque un ci nema che guardando al passato vuole ipotizzare il fu turo, e un cinema che guardando al futuro si trova a recuperare il passato: in ogni caso, se il cinema del l'appena ieri era un cinema · «moderno», questo è già «postmoderno», e non solo per una questione di cro nologia. (Sergio Pinzi, se ho presente quello che disse in un seminario veneziano, si troverebbe a suo agio: vi sto che da una parte si vuol trovare un ordine una generazione in là, la sola che ormai sembra avere in deposito la legge, e che dall'altra si arriva ad un col lettivo di fratelli, cade ogni dubbio: ci troviamo in pre senza del cinema del nonno...) -6. Continuiamo con la ricerca delle «cifre» e con l'ac cumulo dei dati. La marginalità della partecipazione, ma penso anche alla velleità di molto neoromanticismo o al desiderio fin troppo esibito di ritrovare delle forme di comunicazione empatiche, ci dicono che il cinema ha perduto la sua funzione più evidente: quella - tipica di un'industria culturale di massa - di omologare il proprio pubblico attorno ad un immaginario collettivo. Questa funzione, almeno in alcuni dei suoi meccanismi, (ad esempio quelli legati ad una larga memorizzazione di stereotipi o quelli che si giocano tra la percezione di. un'immagine e la conoscenza del mondo), questa fun� zione dicevo è oggi passata ad altri media, ad esempio alla televisione; come del resto era in parte passata al cinema dal teatro o dalla letteratura di consumo. 1ronizzando un po' sulla «nostalgia», diciamo che non ,è più possibile vivere quei bei vecchi film di una volta, la cui profondità era tutta in un gioco di superficie, 124
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy