Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
Tanto che solo gli specchi ormai conoscono il reale, mantengono in loro segnati tutti i passaggi per cui il reale si è fissato; non è metafora della riproduzione tecnica, è analisi precisa, scientifica dello strumento - primo - che significa la riproduzione tecnica, e che oggi dall'altezza dello strumento più complesso possiamo comprendere riconoscere e rivalorizzare; è la sottile la mina . d'argento che ricopre l'altro lato del vetro, e H percorso (lungo) che l'ha permessa (e dallo specchio fino al cinema, all'immagine elettronica). Dall'altra parte il riempimento necessario, il desiderio atteso, il desiderio premeditato, pornografia appunto. Ciò che è sicuro, e ci ha portati in questo labirinto nella lettura, è che Rilke ha spento ogni Jirica della voce, sola, esprimentesi: l'ha conclusa rovesciando la solitu dine-meta in solitudine-presupposto. Quello che ha fissato di sé (e di ciò che in lui a sua volta s'era fissato) non è la voce, ma lo sguardo; l'ansia e la traiettoria dello sguardo 111eHo/attraverso/lontano dallo spazio: e neHo sguardo ricostruiamo la voce e tutta l'intima che essa ha sempre riflesso. Quest'ultima uguaglianza - ultima equivalenza - ci fa penetrare la pluralità di dimensioni in cui natural mente viviamo trascorriamo ci mutiamo; la macchina è sempre presente, in mezzo (non sistema separato in cui morire: nostra morte stessa cor,porail.e, e ilavoro), essa è la vita {sie ist das Leben, sie meint es am besten zu konnen ) comindarta in una •superficie riflettente. E comunque sempre davanti ad uno schermo. Ellis Danda 1 L'incipit del discorso implica uno sguardo sfuggente al l'oggetto passato, la Kultur, una progressiva distanziazione da quella sua totalità; ricordiamo solo l'illusione di Stephan George, e del progetto dei Blatter fur die Kunst, ultimo tentativo di 94
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