Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

assume la sua significazione più astratta, più concettuale. La pluralità deH',Bros (pluralità che come abbiamo detto può essere portata iaivanti solo · :dalla ,po,larità ,negatirva dello sviluppo contro la Kultur ) afferma la specificità del1a cultura austro-ungarica: in essa tutte le lingue, le voci, i volti, cerniera di popoli a volte opposti nelle loro tradizi o ni - e Rilke conosceva e viveva in que­ sti inter-spazi: Zwichenrawme - trovano la loro · compo­ sizione la loro equivalenza la loro presenza. Non più tensione, ma dispiegamento; immagine che tende ad ol­ trepassare se stessa, a darsi egemonia, a durare: Spiegel: manchmal seid ihr voll Malerei 27 • Possiamo allora tentare di rovesciare la lettura di Gesang ist Dasein. Il canto non è più mezzo per fissare l'esistenza, per esserci; Rilke non insegue la definizione dello spazio del « poeta » (o del lavoro artistico all'in­ terno dell'industria culturale) come spazio autonomo­ autentico, non è verso una mitica unicità dell'artista pur macchiato e chiuso nella macchina, ultimo e costante e testardo respiro duro a morire; è l'opposto (e sta qui la grande importanza del suo testo): Dasein è il canto stesso nel canto, tutto-nella-parte. Ciò chiarisce la poten­ zialità nuova che la realtà del canto possiede e produce, e la fa modello di riproduzione a tutto il reale che su esso si distanzia e si misura; il canto è accumulazione primaria, necessaria, da cui solo può scaturire ogni percezione-e-visione; è la possibilità di chiudersi (?) in simbolico del reale, ironia senz'altro, consumo di ogni immaginario-passaggio: è ri-apertura. Specchi pieni di pitture - e quindi pieni di voci; poiché queste pitture rese reali dalla luce di un riflettore-lampadario in quanto pitture hanno voce, hanno cioè intatta la più pura e grave materialità: non solo volto che riflette l'interiorità (e la sua intimità) ma voce che la trasporta, pesante, nello spazio, moltiplicandola, moltiplicandolo 28• · 93