Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

altri spazi che non siano quelli fisico-matematici: an­ cora, è conoscenza. Rilke conclude ogni lirica, spezzando l'immediatezza tra invisibile come interiorità e parola come comuni­ cazione; in mezzo sempre più abbondante l'apparato, la marionetta e la sua rappresentanza del/nel sociale: la modista, la ragazza allo specchio, i mendicanti, gli am­ malati del11'ospedale, tutti abitanti parti vive della grosse Stadt : oggetto (Dasein) eventualmente da redimere. Il canto però non presume redenzione, è solo ,lavoro, il più totale, il più comprendente e specificante tutto , il lavoro: riproduzione dell'invisibile e suo mantenimento in quanto invisibile nel visibile; la festa non può com­ piersi che davanti, ma non è rinuncia dolorosa, l'esserci è per la distruzione: la costanza però deve essere intatta. Als die, die wir sind, als die Treibenden, gelten wir doch bei bleibenden Kraften als gottlicher Brauch 19 • Il valore del sesso/denaro Gli spazi definiti da Rilke determinano l'oggettività deJla riproduzione complessiva dell'essere sociale, ripro­ duzione dei suoi rapporti interiori costituenti la socia­ lità stessa; l'innenwelt procede solo allora, quando valo­ rizza a sé (e all'Engel), la valenza intima delle cose, quando ritrova la sua contiguità .alle cose, al di là del loro presentarsi innocente e naturale, riconoscendo piut­ tosto il lavoro che in esse è immesso, concentrato, can­ cellato, per i più che non lo sanno (e vogliono) vedere. Abbiamo già verificato l'idea di lavoro che percorre tutta la scrittura rilkiana, e come nella sua più intima concentrazione sia vicino alla · morte: lavoro della morte, produzione dell'invisibile; ciò, abbiamo aggiunto, segna la chiarezza di una lettura del mondo al di là della sua 85

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