Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

dentalità dell'evento necessario spettacolo; in effetti è solo nella convergenza di ascolto/sguardo, nel suo riem­ pimento della passività, che si instaura la continuità simbolica, lo sforzo ulteriore di continuità, l'accumula­ zione necessaria per. Non si tratta certo di una energe­ tica, essa non spiegherebbe il valore e l'esserci dello strumento (scena, figure dell'immaginazione, apparato della perversione) che convoglia l'energetico; la questione si apre piuttosto sul come è data nell'ascolto la conti­ nuità (poiché solo in esso è data, vi si completa), e per­ ché l'ascolto diventa la continuità stessa: l'incanto del mondo per il canto di Orfeo è la cifra da svelare, non il canto di Orfeo in sé, il nuovo muoversi di animali e piante è da raggiungere. Gesang ist Dasein 18• L'oggetto è immediatamente posto: definisce l'estetico come luogo generale della riproduzione sociale. Se la musica è stata la modalità di fissarsi e di ri-prodursi in quanto rappresentazione della socialità borghese nella sua stessa costituzione ed egemonia, la voce in essa vi è scomparsa, introiettata nella musica stessa, resa al­ tezza sonora, scrittura che è già strumento tecnico nel senso contemporaneo del termine (la conclusione di que­ sto ciclo si è compiuta in Vienna: Schonberg con l'ato­ nalità conclude lo spazio musicale fisso, le distanze dell'armonia stessa; non è rottura, è conclusione). Il canto che Rilke propone è riapertura del ciclo, è per- . corso per nuovi strumenti più coinvolgenti il mondo, più interni al mondo {dentro e fuori il soggetto, dentro e fuori l'io ); la diivisibilirtà meccanica su cui si fonda, tutto sommato, la musica, la misura matematica viene a cadere, e la riproposta del canto come sostrato, come base non è regressione ad un passato innocente in cui la voce regni (come non era regressione l'ossessione della tragedia in Nietzsche), è tentativo di allargare al corpo sociale la riproducib.ilità, di investire il coi-po in 84

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