Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

imposta», delle parole, nella competenza della loro destinazione, questa modalità e « figura » 22 ci ,impediva di vedere e di sentire quello che ora la trascrizione - caduta quella specie di "lita della varietà delle voci e del movimento, spento anche il dfles 1 so nelle parole delle presenze fisiche, e quel � delle situazioni e delle atmosfere e del loro mutare - mi consente di vedere e sentire, e che in qualche modo abitava e formava quei nostri discorsi. Il rituale era una forma di restrizione all'interno di un « sistema compless0 � una forma che sul luogo e al momento immediatamente si produceva in sordità e mimetismo. La materia del linguaggio anatomizzabile - magari nella contorsione di certe frasi, in quelle fitte ripetizioni, nelle sovràpposizini e negli ingorghi di lettere e parole, forse per un'analogia influente e ora ripetibile di - suoni, nei meccanismi insistenti delle riprese - potrebbe provocarmi a svolgere altre figure del complesso sistema della costrizione, della normalizzazione del discorso. Ma c'è la possibilità di ritornare sull'accaduto, per scoprirlo in atto, questo sistema: e lo facciamo seguendo la trasparenza del profilo dell'autore. Io non mi riconosco come soggetto - d'enunciazione - di questi miei discorsi, che ,la trascrizione mi assegna, inconfondibili nella data e nel luogo: anche perché nei discorsi che facevo, quelle tre sere, svolgevo la funzione dell'autore, che « dà aH'inquietante linguaggio del1a finzione le unità, i nodi di coerenza, l'inserzione nel reale » 23 e gli stessi valori procura, anche se non da sola, a tutto il restante linguaggio. Ma posso almeno ricordarla (come viva), questa funzione, nel guar,dare alla distesa compatta della trascrizione. « La morte è venuta e non rimane che una rrnassa ingarbugrliata di scartafacci » 24 : per la circostanza il racconto di Foucault si può riascoltare cambiato in questo modo: quando la morte è venuta per il discorso non rimane che una massa ingarbugliata di parole. Ma quello che la funzione dell'autore stabiliva e credeva di dire e di non dire, di improvvisare e di lasciar cadere, non era nella forma - della parola e del messaggio - prescritta e che pure credevo di produr- 59

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