Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977

dana, anche �n ,questa congerie di discorsi ogni particola­ re - una lettera, una parola, un bisticcio o groviglio di parole, un intercalare -, fatto così evidente nella sua rigidità, dice qualcos'altro, è svalutato - « in fondo il particolare non è poi tanto determinante» -, ma è an­ che promosso di rango, da questo « :riequisito» del signifi­ care, dell'« alludere ad altro» 20 • La significazione può essere intorno al bene e al male del linguaggio, può essere anche solo run « sapere sul male», una chiacchie­ ra. Ma prima di decidere per questa, trattenuti dallo stesso arbitrio soggettivo dell'allegoria, dalla conoscenza che ci è promessa proprio dal vuoto verso il quale sem­ bra correre anche questa misera allegoria di parole sen­ za sonorità, prestiamo attenzione - poiché è logico - a ciò che dice questo oor,po di discorsi, così come s'è forma­ to, in circostanze impreviste, ascoltiamo qualche frammen­ to o profiilo della forma e dell'accaduto (della physis). Quello che ci si prepara ad ascoltare sarà sulla lin­ gua. Di fronte all'accaduto, come sempre, se per un ri­ chiamo o un'applicazione si ascolta il quotidiano, c'è mo­ do d'avere testimonianza o percezione di un'inquietudi­ ne: « inquietudine nei confronti di ciò che il discorso è nella sua materiale -realtà di cosa pronunciata o scritta; inquietudine nei confronti di quest'esistenza transitoria, destinata magari a cancellarsi, ma secondo una durata che non ci appartiene; inquietudine nell'avvertire dietro a questa attività, pur quotidiana e grigia, poteri e perico­ li che si immaginano a stento; inquietudine nel sospetta- ' re lotte, vittorie, ferite, dominazioni, servitù attraverso tante parole, di cui l'uso ha ridotto da sì gran tempo le asperità» 21 • Proprio il cumulo di minuzie rigide ed espo­ ste, nei fogli della trascrizione, mi avverte del rituale con cui avevamo risposto, quelle tre sere, a questo timo­ re inquieto. La modaliità presupposta dello 1soambio e della comunicazione, contemplata anche dallo scopo per cui ci riunivamo a parlare, e dal tempo e dal luogo dei nostri discorsi, svolta nelle posizioni del ·relatore e degli ascoltanti, e nel « gioco» del dialogo, in gesti e comporta­ menti definiti e plausibili, e nell'efficacia, « supposta o 58

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