Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
re quello che dicevo, se non le parole usate, nei momen ti e nei luoghi (del «considerare») preor-dinati: ma pe danteria è ceJXare una remunerazione smodata. Accenne rò solo al significato, quello che mi pare di poter dire di alcuni punti. Dopo aver riletto e annotato, tra il capitolo primo, Dimenticanza di nomi propri, e il capitolo quin to, Lapsus verbali, della Psicopatologia, il racconto e l'in terpretazione di diversi «atti mancati», e altri averne considerato che ci eravamo confidati tra noi, persone «sane di nervi», avevamo timidamente · convenuto - forse, dicevo - che ogni parola e frase può essere ascol tata in un ahro modo, per un senso diverso da qruel,lo che sembra avere; la nostra analisi aveva scoperto, ogni vol ta, un senso nella trasgressione, · nell'atto che mancava alla comunicazione, e proprio per questo riscontro meta. dico eravamo indotti ad arguire che_ anche le espressioni che hanno senso e funzione compiuta possono significa re«tutt'altra cosa» da ciò che . diçono, e quindi ammette vamo che anche le parole le frasi i discorsi della comuni cazione quotidiana possono essere intesi come frammen ti e funzioni di un altro linguaggio. Dovevamo procedere in modo empirico, nella materia delle trasgressioni, dei buchi del senso, delle funzioni mancanti, degli sbagli e della normalità; si possono capire allora le cautele e il ragguaglio, prima, dopo, a questo punto, una nervatura temporale, delle nostre argomentazioni. C'erano momen ti in cui la ricerca doveva consegnare la propria effica cia a una netta indipendenza da qualunque tesi o testo in cui fosse già compresa una definizione del problema da affrontare: una presunzione d'originalità - benevo lenza, modestia, viatico delle tre sere -:- e la pedagogia già dichiarata del mio discorso concorrevano nd riman dare alla circostanza del compendio e deUe conferme la degnità e la sequenza delle citazioni. Ma qui posso valer mi subito di un giudizio di Lacan e almeno di una citazio ne per precisare e sostenere quel punto in cui considera vamo la possibilità di altre significazioni - altro linguag gio, discorso dell'altro, dicevamo - nell'uso comune del la lingua; mi pare che tale possibilità sia stata una volta 48
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