Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
con l'altro in un atto dove un rappresentante, in questo caso il denaro, valga quanto il rappresentato 30 • Tanto più che si tratta, nel caso, di uno sguardo particolare, sguardo di donna, occhio seducente di un sostituto. Si può guarda:rie una donna ma sem,a essere visti («Con occhio avido divoravo tutto quello che potevo guardare senza essere visto» ) 31 , -salvo H pericolo di lasciarsi tradi re da uno specchio 32 , sguardo degli sguardi, sguardo anonimo per ecoelle . nza, lasciarsi cogliere nella posizione vergognosa di «desideri ardenti, incerti nel loro ogget to». La vergogna, e la colpa che vi si inscrive, sta in un desiderio incerto nel proprio oggetto, nella seduzione per versa dei feticci (p�sizione, testa, capelli). La donna non può essere goduta che nascondendosi, · sottraendosi alla passività del «guardato» e imponendo il potere del proprio sguardo. Non appena Jean Jacques è scoperto e posto fuori di sé nell'occhiata anonima di uno specchio, l'ostacolo si interpone tra il desiderio e l'oggetto capovolgendo di nuov,cj la situazione, ribadendo la schiavitù del desiderante che non osa più «alzare gli occhi». Ugualmente, all'inizio del terzo libro, troviamo Rousseau che si mostra alle ·donne �< da lontano» 33 , traendo con la distanza. ed il buio dei viali la segreta ambizione di mostrarsi senza essere visto: ma lo spazio non è sufficiente a renderlo trasparente e viene scorto, letteralmente adocchiato in preda ad uno «stupido piace re>> senza che nemmeno gli venga riconosciuta l'oscenità dell'intenzione.. Occorre dunque creare uno spazio aperto, un altrove della parnla ,leggera· dove porsi finalmerite in ascolto di se stesso: «rion vedendo niente di esistente che fosse degno del mio delirio, lo nutrii in un mondo ideale che la mia immaginazione creatrice popolò secondo il mio cuore» 34 • Il «mondo ideale», il «mondo incantato», il <; dolce e folle sognare», sintomi d i un delirio che non sarebbe possibile relegare nella diagnosi di «paranoia degli ulti mi giorni» 35 come per ovviare, ricorrendo aUa sufficien za d i una definizione psicologica, alla paradossalità di 176
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