Il piccolo Hans - anno IV - n. 14 - aprile-giugno 1977
Francesco Alberoni tra fenomenologia e cristianesimo Confesso di avere avuto un debole rper le descrizioni fenomenologiche. Credo anche di saperne la ragione: che. sta, soggettivamente, nel�a esteriore somiglianza che in · esse ritrovavo con la narrativa. Anche se so benissimo che la teoreticità della narrativa è tutta nella sua scrittura, mentre la descrizione fenomenologica pretende ad una teoreticità dei propri contenuti, o dell'o!'.dine di essi, o del trattamento che vi si aggiunge (riflessioni, considera zioni). Comunque, se parlo di un loro possibile fascino - o forse possibile fascinazione - è per metterne in guar dia chi vi accede, me stesso compreso. Un fascino che, ail limite, somiglia molto a quello che subisce il lettore popolare di fronte al « fatto di cronaca», o a quello che subisce il lettore forse meno popolare di fronte a quel giornalismo ·« d'inchiesta» che finge di portare in medias res. Di · . questo tipo di descrizione (e di fascinazione) si era avvalso Francesco Alberoni, nel 1968, con il suo libro Statu nascenti, che trattava . dei ·« movimenti collettivi» di quel periodo, o di a:louni aspetti di •essi, soprattutto in riferimento alla grande città e alla cosiddetta società dei consumi. Alberoni, che afferma sin dalle prime righe di quel libro « Sono sempre stato turbato dai fenòmeni collettivi», e aggiunge, st11bito d orp o •« mi sono personal mente reso conto dell'impotenza totale ddla psicoanalisi a comprendere, e soprattutto ad agire laddove era più 163
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