Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

nuale, ancora più o meno orientato secondo potenze oniriche, le catturava e in qualche modo le esorcizzava nei suoi prodotti. Ormai, se lo strumento libera la mano, l'occhio, l'orecchio, libera contemporaneamente quelle stesse potenze che, cessando di sembrare ciò che erano, diventano tanto più sicuramente pot�nze della perver­ sione utensilare, così come della perversione pura e sem­ plice ora che al loro servizio opera un agente extra­ corporeo: lo strumento, rivelatore dell'oggetto fissato e disarticolato innanzi tutto nella rappresentazione, in vi­ sta della sua riarticolazione strumentale. Pertanto, quale astrazione materializzata dell'apprensione stessa, ma quale « materializzazione » del contatto corporeo, lo strumento è l'agente immediato del fantasma. Primo aspetto, ma anche prima conseguenza dello stretto rap­ porto fra il · comportamento industriale e quello fanta­ smatico della perversione: l'oggetto si rivela in modo esplicito unicamente secondo il contatto strumentale. Così come il fantasma perverso si forma in quanto oggetto d'uso dell'emozione voluttuosa tramite la disgiun­ zione delle funzioni organiche e, con la loro incongrua ridistribuzione, procura un godimento ostinato, meglio di quanto potrebbe mai fare una sensibilità « sana », allo stesso modo lo strumento conosce il suo oggetto e il suo effetto diversamente e meglio di quanto non lo potrebbe conoscere la mano, perché è stato concepito in funzione dell'oggetto esplorabile o fabbricabile, e questo - inanimato o vivente - è sempre e solo defi­ nito in funzione stessa di ciò che ha di esplorabile o di fabbricabile. tLo strumento è! indissociabile dall'oggetto che pre­ suppone, fabbrica, esplora, quanto lo è la perversione dal fantasma che genera. Entrambi costringono all'uso del loro prodotto. Chi vuole l'oggetto vuole lo strumen­ lto. Ecco perché - secondo aspetto dello stretto rap­ porto fra il comportamento strumentale e quello per- 61

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