Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

Senza arrivare a una conclusione, Sade tornerebbe a obiettare: perché solo si esprima la singolarità di una perversione o di una mania, è necessario un adepto. Ma per quanto osservi le regole dei :vostro «gioco», come simulerà · «seriamente» ciò che prova se non, e nel migliore dei modi, simulando il proprio fantasma che per l'appunto fa di lui un maniaco o un perverso? La serietà non sta qui nella smania con la quale l'adepto si attacca al proprio fantasma impulsionale, ma nella forza irriducibile con cui gli impulsi mantengono l'adepto nel suo fantasma, per manifestarsi divorandolo. ,Se non ci fosse questa serietà non ci sarebbe nemmeno reale voluttà, e quest'ultima è avvertita sempre solo perché fa la parte della serietà per essere, «a prezzo della se­ rietà», leggera e frivola in rapporto al resto dell'esistenza. Ora, per la singolare costruzione di Fourier sembra determinante il fatto che, all'epoca in cui egli èoncepisce il progettò, la virtù del gioco resta totalmente condizio­ nata da un contesto sociale la cui regola del gioco è 'di sottrarre la perversione stessa a ogni esibizione chiari­ ficatrice. Spetta a Fourier il vanto di aver espressa e denunciata questa sottrazione a partire dalle norme economiche. Proprio là dove tale sottrazione avveniva in tutta sicurezza. Tuttavia, il -gioco del nostro mondo industriale, che si spinge sino a sfruttare ogni esibizione, compresa quel­ la dell'elemento perverso, costringe a ripensare l'utopia del falanstero a partire da dati assolutamente nuovi. Solo in proporzione alla resistenza che per cupidigia il mondo industriale borghese oppone al lucido vaticinio di Fourier, il suo progetto è «utopico». Ma è probabile che qualcosa di radicale spieghi ben diversament _ e que- sta resistenza · che non la semplice cupidigia. Fourier ha capito perfettamente che cosa significa nella fantasia erotica il gesto deliberato di vendersi, il suo contenuto e il movente psichico: la sua risonanza _ , 58

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