Il piccolo Hans - anno IV - n. 13 - gennaio-marzo 1977

but men». La negazione è sempre usata come adesca­ mento: è dunque sempre, fondamentalmente, una litote, figura sovrana che veicola il senso che pretende di na­ scondere. Nel tumultuare ormai scatenato della folla inserisce degli appelli a frenarsi, a contenersi: v. 142 « Have pa­ tience», v. 151 « Will you be patient?», v. 208 « Stay, countrymen», v. 235 « Yet hear me, countrymen ». Tutti questi appelli vogliono sortire l'effetto opposto a quello dichiarato: scatenare sempre di più la folla. Afferiscono quindi anch'essi al procedimento litotico. Infine, ai vv. 212-13, implora la folla: ·« Good friends, sweet friends, let me not stir you up / To such a sudden flood of mutiny... ». Implora la folla a non costringerlo a fare ciò che non vuole; ma, se trasformiamo la litote in discorso diretto, avremo l'opposto: egli ordina che essa faccia ciò che egli vuole. E segue la d-etractio di pen­ siero, anch'essa paludata dai litoti: vv. 218-226 «-I come not, friends, to steal away your hearts. / I am no ora­ tor... », che si conclude con il paradoss�le 226 « I tell you that which you yourselves do know», il cui or­ dine, e senso, va esattamente rovesciato: ·« You do know that which I tell you». E' il trionfo della Parola che fa la Storia e che ora, narcisisticamente, si defila. An­ tonio gode dell'atto . del linguaggio, a livello non solo politico ma anche emotivo, con un compiacimento lu­ dico - che perciò tende a prolungarsi - della propria forza recitativa, della propria passione vera/falsa che si dilata fino ad accerchiare e inglobare definitivamente la folla. Non a caso, a un cert·o punto, egli chiede che la folla si disponga in cerchio, intorno al corpo di Cesare, e scende anch'egli iri quel cerchio, rituale ed emotivo, a mostrare l'efficacia di una sorta di litote scenica. Nel discorso ai vv. 171-198 egli chiama l'attenzione sul cada­ vere di Cesare coperto dalla sua toga. Per ben venti- 132

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