Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

tà, né destino; é solo un'allusione, un resto. Nella sua relazione è schiacciato tra un valore (il mito) e un'assen­ za di valore (il presente) che lo porta ad esistenza. E' su questa oscillazione tra positività e negatività che l'uomo eliotiano situa il proprio incubo, e la propria produttivi­ tà. Perchè l'opposizione funzioni a conferma dell'oggi, bisogna far sì che quel Valore (il Passato) confonda e anneghi il senso storico, che Cleopatra e Didone · siano la Donna che siede nella stanza rinchiusa che la storia an­ neghi nella antropologia. Solo allora la critica al mondo moderno è produttiva, produce cioè altro mito, altra let­ teratura, che riscatta la « prosa del mondo» e ne fa poesia. Nella stanza non c'è! altra realtà che la letteratura: tutto si dà nella modalità retro dell'imitazione. Se la letteratura è l'unica realtà, il solo rapporto dato con la realtà è l'imitazione, o la riproduzione. La stanza rin­ chiusa si sfonda solo nella finzione del quadro che ripro­ duce una « scena silvestre». La stanza non ha vista, ma vedute. E' il delfino scolpito che nuota nella luce triste riverberata dalle fiamme del camino: non c'è acqua, se non come comfort che ossessiona (« l'acqua calda alle dieci») o come inconveniente (« se piove, una macchi­ na chiusa alle quàttro»). La ricostruzione artificiale del­ la Natura è esibizione di resti consunti del tempo, withe­ red stumps of time, o morto acquario; la poesia stessa è esibizione di « un mucchio di immagini frante», di rovi­ ne: natura morta. Le tracce del tempo appaiono come tempo investi­ to e accumulato negli oggetti; sono impronte in un mondo senza memoria, monconi (« stumps») di mem­ bra sparse. Il tempo si fa visibile nella cosa: .I'ogget­ to d'arte, che entra la stanza come decorazione. L'ar­ te e la fredda pastorale che raggela nella fissità sen­ za tempo dell'urna greca la vita. La riproduzione artisti­ ca della vita è costruzione di un feticcio in cui la vita si 122

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