Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

glia, impazzisce nella claustrofobia domestica. Otello si aggira tra le pareti della domesticità tutto vestito da soldato; perfino quando strozza Dedesmona è lì grande e griosso King Kong tutto armato, mentre lei è, più ade­ guatamente, in camicia da notte. Trapiantato fuori del suo spazio, Otello non ha linguaggio: tenta apprima di portatre l'esterno dentro, attraverso il racconto delle sue avventure; ma l'interno non riesce a contenere l'ester­ no, si fa stretto per lui. Lo spazio stretto della luna di miele non contiene gli spazi di linguaggio aperto di Otel­ lo. Nessun altro epilogo era possibile, se non la morte; che è l'azione familiare di Otello, soldato. Il soldato non sa farsi amante, e coattivamente ripete quello che è abi­ tuato a fare, che è perlappunto uccidere. Andrà diversamente dopo, nello spazio del linguaggio romanzesco. 2. 3. Capitalismo in una stanza - Nella stanza di Una partita a Scacchi non si consuma nessuna relazione amo­ rosa, nè si pratica la morte. Fuori dell'amore, e della morte, rimane la noia, « l'acqua calda alle dieci. E se piove, alle quattro un'auto chiusa. E faremo una partita a scacchi, premendoci gli occhi senza palpebre e aspettan­ do che qualcuno bussi alla porta». La noia è ciò che resta nella rimozione; la noia e « stasera ho i nervi urta­ ti». Dentro la stanza, non c'è riparo da ciò che è impu­ ro, quotidiano; anzi, l'impuro, il quotidiano è tutto ciò che accade nella stanza. In questo spazio di domesticità, il linguaggio stesso si scredita; si parlano frasi smozzica­ te, emissioni gelide di angoscia. La sospensione del lin­ guaggio si fa sospensione di vita, cessazione della relazio­ ne. C'è solo l'esistenza, come pura, oggettiva presenza dentro il panorama degli oggetti. La preziosa accumula­ zione di oggetti e di feticci che danno corpo alla scena, blocca in asfissia emotiva la ,Donna. La violenza di Filomela (« così brutalmente violentata») offre il correla- 120

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