Il piccolo Hans - III - n.12 - settembre-dicembre 1976

di Signora la morte accade nella citazione: all'uomo che entra dal pomeriggio invernale nella stanza, la stanza appare come la tomba di Giulietta: « un'atmosfera da tomba di Giulietta». L'allusione stende subito lo scena­ rio del Portrait contro lo scenario della tragedia shake­ speariana: lì si trattava di due amanti, soffocati dal loro amore nel chiuso di una tomba. Qui la scena non preve­ de né amore, né morte. Tra Romeo e Giulietta un gioco di spazi investiva drammaticamente la loro relazione al­ la realtà: tutto quel muoversi dalla piazza, al balcone, alla strada, alla tomba, tutto un traffico di balconi e di finestre. Come se non ci fosse posto al loro amore; non ci fosse spazio di racconto, né di azione. Sicchè alla fine solo la tomba resta per « certe cose» tra uomini e donne. Il balcone uon è luogo d'amore, ma di corteggia­ mento; Romeo e Giulietta possono corteggiarsi: per que­ sto c'è lo spazio narrativo. C'è anzi tutta una tradizione da amor cortese, di cavalleria. Lo spazio del balcone rac­ conta a perfezione le storie cavalleresche, dove . la relazio­ ne uomo/donna avviene secondo una gerarchia e una posizione (non è l'amore al fondo, un problema di posi 0 zioni?) certa e definita. La donna in alto, in basso il cavaliere. La donna esce dal chiuso, ma ancora appartie­ ne, come il balcone, alla casa; fa corpo con essa. L'uomo sta fuori, e viene sempre da lontano. La posizione è tale che il cavaliere deve volgere gli occhi in alto (al cielo della donna angelicata), mentre la donna guarda dall'al­ to verso il basso, .la materiale volgarità del mondo, delle piazze, delle strade, a cui l'uomo appartiene. La rela­ zione avviene, ma senza congiunzione. Per la congiunzio­ ne, Romeo e Giulietta, non hanno altro interno che la tomba. Lo spazio di racconto della tragedia è la morte; non c'è altro da raccontare che questo narcisismo del lutto. Allo stesso modo, la stanza di Dedesmona è la sua tomba. Nella stanza Otello si aggira fuori luogo; il solda­ to grande e grosso, abituato agli spazi aperti della batta- 119

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