Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

sul linguaggio, e sui rapporti del soggetto al linguaggio, che sfugge a logica e grammatica attraversando la loro differenza. Il suo luogo nel campo semiotico è allora lo stesso della psicoanalisi. In questo senso si potrebbe accogliere la definizione di Eco del « testo estetico » come « asserto metasemio­ tico », in quanto la letteratura raccoglie i resti del meta­ linguaggio. 3) Il « sapere » della letteratura costeggia e incontra quello della psicoanalisi per un'altra ragione: scrittura e discorso psicoanalitico, per la specificità del loro oggetto, non sono « saperi » che per metafora. La « specificità » in questione sta nel fatto appunto che il loro oggetto non l'hanno davanti (Gegen-stanà) come ciò di cui par­ lare, ma dietro (das Ding) come ciò da cui parlare. 4) Se il discorso psicoanalitico scaturisce nell'artificio che consiste nel chiamare il terzo assente (l'Altro) sulla scena illusoriamente binaria della parola, il « sapere » della letteratura deve trovare altrove la sua fonte. 5) Questa fonte può essere indicata nell'atto della s..::rittura. Se « il Reale non si scrive » è infatti una defi­ nizione, allora la realtà dello scrittore è immediatamente l'esperienza di questa impossibilità (esperienza analitica). In altre parole, quella stessa realtà cui Freud vuol por­ tare il soggetto nella cura. 6) Nello scritto che precede, nonostante lo squilibrio quantitativo, il commento ai testi freudiani e lacaniani è accessorio rispetto alla lettura del testo di Borges e Casares. Ciò significa che il testo, preso tra discorso universitario e discorso analitico, ha scelto la strada del sintomo. Contardo Calligaris 24

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