Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976
soggetto si trova ombelicato in un forcluso che è lo stesso che cade al di fuori della realtà esterna. Il Reale si definisce come ombelico dell'inconscio e ombelico della realtà. A riprova del fatto che, se la realtà può essere psi chica o materiale, effettiva o no (c'è un «esame» per saperlo), essa è all'origine una sola, come il Reale, che, per opposizione, la definisce. A prendere la realtà come Gegenstand, i tenutari del punto di vista adattativo in psicoanalisi 32 sono mae stri. E affermano che Freud porge loro un fiore che si formula tra l'altro e per esempio, così: «Un'alleanza vien fatta tra la cura e la compulsione a ripetere, un'al leanza diretta innanzi tutto contro il principio del pia cere, ma il cui scopo definitivo è l'instaurazione del do minio del principio di realtà.» 33 • Il fiore non è tanto nell'«instaurazione del dominio del principio di realtà» come scopo della cura, perché, a volerne concludere che la cura è integrazione, bisogna appunto dimostrare che il principio di realtà è principio di integrazione o adattamento e, per farlo, chiedersi che cosa sia «realtà» nel testo freudiano. Piuttosto, il fiore sta nella possibilità apparente di separare principio di realtà e principio del piacere. Donde gli schieramenti programmatici per l'uno o per l'altro, che oppongono psicologi dell'io e profeti della sessualità. Succede così che, per i primi, il soggetto (analista permettente) deve saper cercare il suo oggetto nella realtà e (chi cerca trova) trovarlo o - meglio - farselo da sé (magìa del successo); e, per i secondi, il soggetto deve, per trovare il suo oggetto, rimodellare la realtà secondo il principio del piacere. Ora, a prescindere dal malinteso che una tale separazione genera, per cui il principio del piacere viene stornato e inteso, in opposizione a quello di realtà, 2t
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