Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

una possibile gerarchizzazione delle opere d'arte in base alla loro maggiore o minore polisemia; ma, si badi bene, polisemia è concetto semiotico, non estetico; legato alla carica di possibilità informative, non a giudizi di valore. Il giudizio di valore o giudizio estetico è il Grande Assente, e pour cause, dal mio libro. Più oltre Calligaris propone un �, legame tra, per esempio, la tesi di van Dijk per cui esisterebbe uno schema basico o struttura profonda che, attraverso varie trasformazioni, produce le macrostrutture dei singoli te­ sti (le fabulae, come tu sugge�isci) (p. 50) e la teoria psicoanalitica del fantasma». Attenzione anche qui ai trabocchetti logici: il fantasma, di cui parla Calligaris, o « piccola struttura logico-narrativa» appartiene all'incon­ scio, mentre la « struttura profonda» di van Dijk è quella di Chomsky, cioè è solo logico-formaJe; come dire che il sintagma « struttura profonda» nei linguisti e nei logici non riporta per nulla al profondo, bensì all'astratto ricavabile dalla struttura di superficie. Allora, come e perché collegare due fatti così eterogenei? Apprezzo in­ vece molto la proposta avanzata da Calligaris di tenere nel dovuto conto il patrimonio fantasmatico del sog­ getto dell'inconscio nello studio della generazione dei significati narrativi e soprattutto di riconoscere la sua « doppia istanza» nel lavoro generativo. La direi una proposta assai suggestiva e feconda, che porterà a ri­ sultati felici. Passando al testo poetico, accetterei solo con molta cautela che esso venga definito « testo a funzione poe­ tica che postula, non tanto la funzione-autore, quanto la funzione-riserva inconscia di significanti». Considererei indispensabile l'aggiunta di due corollari; il primo ri­ guaI1da il processo generativo dei significanti poetici: chi ha esperienza di lavoro sulle �arianti d'autore sa che spesso le articolazioni sovrasegmentali del signifi­ cante, che risultano portatrici di messaggi supplementari, 173