Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

il collettivo « lettere » unito a specifici aggettivi) la non esistenza dell'idea. La seconda sta nell'impostare la defi­ nizione del concetto di segnicità sulle affermazioni di Foucault e non dei semiologi che si sono occupati di tipologia segnica della letteratura, cioè proprio dei diffe­ renti tipi di segnicità delle varie epoche, dalle Origini ad oggi: Lotman, Uspenskij, Lichacev, Zumthor ecc. Gli ultimi due soprattutto dimostrano da anD1i in modi inec­ cepibili come il concetto di letteratura storicamente mai abbia tenuto tanto forte quanto nel Medaoevo, dove ogni testo era preso in considerazione solo se rientrava in un corpus, ogni uso letterario era nella coscienza di . emittenti e destinatari strettamente codificato e i generi letterari trionfavano in tal modo da imporre addi11ittura ur.. codice linguistico oppositivo (qui parla chiaro il De vulgari eloquentia di Dante, dove si pongono relazioni e interrelazioni nel sistema letterario fra le lingue ri­ spettivamente francese, provenzale e italiana o volgare del sì e la tematica destinata a ognuna delle tre: si arriva oioè addirittura alle lingue come codici della letteratura). Se passiamo ai Trattati di poetica cinquecenteschi (cfr. i 4 volumi della Laterza), siamo impressionati dall'idea ossessiva e quasi tirannica del sistema letterario (si veda la casistica sul principio di imitazione nei vari generi). Confesso quindi di non capire assolutamente, Calligaris voglia scusarmene, che cosa egli intenda dire quando scrive: « Ora, io credo che pensare una certa produzione testuale come letteraria faccia parte di un tipo storica­ mente determinato di cultura e segnicità, all'occasione quella post-romantica (la nostra) ». Al paragrafo 4 vi è ancora qualcosa di cui non vedo la pertinenza: « Il rischio è che, una volta codificati dei testi nel sistema letteratura in base a un criterio di 'esteticità ' e tradotta ormai l'esteticità in' polisemia '... ». Ma che cosa c'entra, mi domando, l'esteticità? Forse l'equivoco è nato dal fatto che io avanzo l'ipotesi di 172