Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

tura (per esempio la costituzione di autore e lettore im­ plicito) come immaginaria non significa affatto esclu­ derla dal campo psicoanalitico, ma piuttosto, grazie alla psicoanalisi, conoscerla nella sua specificità. Infine credo proprio che bisognerà un giorno o l'altro fare la distJinzione fondamentale tra psicoanalisi appli­ cata, o, meglio, applicazione della psicoanalisi come « sa­ pere costituito» (per Lacan: S2) alla letteratura e di­ scorso psicoanalitico sulla letteratura. Se la prima in­ fatti si dibatte nella stessa « fiducia di poter spiegare tutto, cioè funzionalizzare tutto alla struttura» (p. 126) che tu riscontri nella semiologia contemporanea, il se­ condo è forse il solo a poter parlare, senza rinnegare il suo « spirito» illuministico, di - o, meglio, da - quel luogo eteromorfo, « la frattura, il buco», che lo psicoanalista chiama il Reale e di cui tu rivendichi i diritti contro ogni « desiderio di una visione rappacifi­ cante della realtà del testo» (p. 127). Ma bisogna ben rimandare ad un altro contesto, che dovrebbe essere - come questo - di incontro, la di­ scussione in cui sto scivolando sui rapporti tra psicoana­ lisi e semiologia: iintersezione o inclusione? Punto di domanda non polemico, ma epistemologico. Contardo Calligaris 3 Leggendo la lettera di Italo Viola e, successivamente, quella di Contardo Calligaris, al di là del piacere venu­ tomi ,dall'essere destJinataria di due discorsi attenti al mio lavoro e in più penetranti, cosa che sappiamo non accadere tutti i giorni, mi trovavo a pensare all'aspetto 168

RkJQdWJsaXNoZXIy