Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976
la necessità (propria all'io) di produrre un significato (sia detto per inciso: se il soggetto per la psicoanalisi è diviso, il discorso non lo è, piuttosto: soffre di questa divisione). 5) Soprattutto per garantire un seguito Alla psicoanalisi nel tuo libro, mi sembra che tu chieda quello che vorrei la psicoanalisi potesse dare. Valga come esempio la tua espressione: « anello inter medio della catena» « fra inconscio dell'autore o testo assente e testo presente» (p. 43), a proposito degli scritti infantili di Leopardi. Mi è parso di andare nella stessa direzione col mio claudicante schemino: ossia contro una vulgata per cui la psicoanalisi sarebbe una meto dologia di ascolto ,di effetti di rumore nella comunica zione, scritti di pugno da « Monsieur l'inconscient ». E' invece importante, credo, insistere sul rapporto stretto tra l'approccio generativo al testo letterario e l'approccio psicoanalitico, poiché per la psicoanalisi il dato tlniziale è (psicosi a parte, e ancora...) il discorso che nasce dal compromesso tra le istanze psichiche della topica freu diana. In altre parole, la psicoanalisi non ascolta l'in conscio che parla, ma l'inconscio in quanto parla, in quanto cioè deforma ed è deformato dal processo secon dario. In questo senso è significativo, come tu fai (p. 106) non opporre sterilmente, per esempio, il lavoro di Ser pfori a quello di Agosti chiedendosi chi dei due scopra l'inconscio (?!), ma - alla luce della citazione di Serpieri che tu proponi: « Naturalmente l'individuazione dei nu clei generativi non deve essere statica e definitiva, ma dinamica e provvisoria... », Ibidem - riconoscere che essi ascoltano dei momenti diversi della generazione del testo. Anche vorrei aggiungere che la psicoanalisi si occupa della struttura del soggetto e non di uno solo dei suoi topoi. Cosicché descrivere tale attività di lettura e scrit- 167
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy