Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

ficanti agisce invece soprattutto nella realizzazione del fenotesto, ossia del significato retorico. L'istanza incon­ scia nel lavoro generativo che si compie nello spazio deJla competenza (in particolare la scelta di un genere letterario o programma, p. 140) è però comunque doppia, il che permette, credo, di illustrare le tue parole: « La struttura generativa dell'opera porta già seco l'obbliga­ torietà di un tipo di rapporto fra forma del contenuto e forma dell'espressione» (Ibidem). Semplicisticamente, si potrebbe porre il problema in questi termini: chi, nel genotesto, fa la parte del leone, il simbolico o l'im­ maginario? (e mi vengono in mente le lettere di Svevo al povero Saba che si sentiva regolarmente dire che ìe sue poesie erano certo belle ma insomma avrebbe fatto meglio a metter le cose in prosa). Breviter: le modula­ zioni possibili del rapporto tra simbolico e immaginario (significante e fantasma) nell'inconscio rispondono forse della selezione di un programma letterario. Importante la teoria psicoanalitica del fantasma si rivela anche quando si vuole stabilire « un'unità semio­ tica superiore al testo»: un insieme di testi o, come tu dici, « un macrotesto» {p. 146). Giacché fabulae appa­ rentemente diverse o addirittura opposte (talora, come in Svevo, troppo opposte) trovano la loro unità se si risale fino al fantasma che le fonda attraverso quella che è già in Freud una vera e propria sintassi trasfor­ mazionale. Del pari, considerare il significante, non come preci­ pitato celeste o parassita della poesia, ma come istanza sempre attiva nella formazione del significato retorico potrebbe servire davvero a una « nuova» retorica, una retorica generativa che si ponga, non più il problema deUa misura dello scarto o della nominazione-individua­ zione delle figure, ma il problema della loro generazione. La psicoanalisi offre qui la nozione di « formazione di compromesso», appunto tra l'istanza del significante e 166

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