Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

Così si potrebbe parlare di f, come luogo di « prove­ nienza» dei « messaggi formali» agostiani e forse ini­ ziare la ricerca - non solo nel campo del testo poetico (dall'allitterazione all'anagramma), ma nella stessa gram­ matica, anche narrativa - di un tipo nuovo di shifters, gli shifters di l,. 4) Sulla competenza « Alla competenza dell'artista ne risponde una dei destinatari che comprenderanno così un intreccio e, al limite, ne potranno prevedere lo svolgimento, soprattutto nelle culture ben codificate o nei generi letterari ben codificati» (p. 50): « una dei destinatari», tu scrivi appunto, e non necessariamente la stessa, per le ragioni storiche evidenti. Si illustra qui il problema che solle­ vavo a proposito della « letteratura» come sistema se­ miotico di competenza del lettore moderno e forse non dell'autore e del lettore pre-romantico. Ma se torno sulla questione della relatività storica della competenza del lettore è perché tu avanzi a più riprese (p. 63, per esem­ pio) l'idea che il grado di polisemia possa « costituire un criterio di gerarchizzazione delle opere d'arte». Ora, se da un lato la tua proposta è indiscutibile, quasi « tau­ tologica», poiché certo sopravvive solo ciò che può dare informazione a lettori di competenze diverse (storica­ mente successive), dall'altro mi domando se la cosa non appaia evidente solo a noi, per cui la nozione di poli­ semia ha assunto valore (Eco docet) addirittura pro­ grammatico. Il rischio è che una volta codificati dei testi nel sistema ietteratura in base a un criterio di « este­ ticità » e tradotta ormai l'esteticità in « polisemia», ci si trovi sì in grado di misurarla, ma di fatto si vesta di una sembianza di universalità e necessità il principio costitutivo di una competenza storicamente determinata. La cosa è ingarbugliata, perché mi rendo conto che è anche da fessi chiedere una definizione del capolavoro 163

RkJQdWJsaXNoZXIy