Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

maticale non garantisce la presenza del soggetto del­ l'Enunciazione. Per tornare all'esempio manzoniano di cui sopra, l'«io» del prologo, se è, come credo, di autore implicato ma non implicito, è soggetto dell'enunciato, mentre il possessivo dei « miei venticinque lettori», se rimanda all'autore implicito e non all'autore implicato, è marca dell'Enunciazione. Ma appunto ci accorgiamo così che soggetto dell'Enunciazione è l'autore implicito, ossia l'idea dell'autore cui il testo conduce il lettore o, in altro modo, ciò di cui l'autore fa parata per il lettore: in ambo i casi quell'io che è un altro per il soggetto (non ci vuole Freud per sapere che je est un autre). Resta allora da postulare e ascoltare un'Enunciazione che sia più profonda di quella del soggetto quale si vuole e gli altri lo vogliono. Si potrebbe chiamare questa terza incomoda: l'Enunciazione barrata in quanto Enun­ ciazione del soggetto barrato dell'inconscio, più pro­ fonda dell'Enunciazione dell'io (:H,E,e). La cosa per­ metterebbe di distinguere, fra le marche dell'Enuncia­ zione nell'enunciato, quelle che sono marche di E da quelle che sono marche di Il Sia come esempio la frase: «Crede che oggi sia più caldo che non ieri». Dove «egli» è soggetto dell'enunciato (e), «oggi» (shifter) è marca di E nell'enunciato, e ... idi che cosa è marca, se non di I/, il «non» pleonastico che i nostri grammatici, da Rohls a Tevkaçiç, hanno giustamente chiamato «di con­ taminazione»? Ci si accorge che esso ha il ruolo di presentare come asserito (: ·«ieri non ha fatto più caldo di oggi») ciò che appunto è messo in dubbio: come nel sogno, un desiderio è posto come già realizzato. L'esem­ pio è, spero, chiarificante, anche se non perfetto, perché si potrebbe dubitare del valore topicamente inconscio del «non» in questione, ma varrà per illustrare la ne­ cessità di riconoscere un'Enunciazione Altra (Lacan del resto si serve di un esempio analogo, cf. Scritti, To­ rino 1975, p. 660). 162

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