Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

parla la Corti, atopico in uno sterminio di occhi che non vedono, di mani che non possono afferrare. Che cosa sottraiamo a questo scandalo? Quello che la scienza può assumere dalla definizione dei principi e del soggetto della comunicazione letteraria per mediare e attrezzare il lavoro sul linguaggio e sui rapporti sociali. Ma anche per chi conosce e vive la solitudine del sapere sul testo, come per chi osserva la produzione industriale dell'informazione (Giovanni Giudici lo ammette), può darsi che la letteratura vada verso Hiroshima. Il libro di Maria Corti non era rivolto al piacere e all'assillo, anzi procedeva al compendio e alla definizione di un lavoro fiducioso; ma nella mia lettura (immanca­ bilmente colpevole) ha dato fondamento reale ed emer­ genza a tutti gli interrogativi, non escluso l'ultimo sul destino della letteratura. Poiché non lo ha · fatto per immaginazione e astrazione, anche questo è salutare. Italo Viola 2 Cara Corti, il tuo Principi della comunicazione letteraria (Bom­ piani, Milano 1976) l'ho costellato di note in margine. E mi sono detto che forse valeva la pena di svilupparne qualcuna per aprire non tanto un « dibattito » quanto quel supplemento di scrittura che la scrittura produce sempre. A riprova del fatto che il tuo libro, se è chiuso nella forma - che organizza sistematicamente le vie d't.pproccio al sistema letteratura -, non è però « tutto­ logico » e lascia in ogni casella un tanto di sospensione dove appunto trovo spazio. 156

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