Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

l'« ipersegno». E ancora Eliot interviene a postillare con petulanza: « Una classificazione netta del pubblico in quanto insieme di decodificatori è impossibile a pen­ sarsi, dato il diverso grado di coscienza di ciò che si assimila; quello che conta comunque, egli conclude, è che nessuno viene disturbato dalla presenza di ciò che non capisce, bensì con agio naturale si ferma al livello o ai livelli prescelti» (p. 135). Ma la benevolenza del­ l'ipersegno (che non disturba e non è turbato) mi sem­ bra la briciola (non importa se data o negata) al ban­ chetto del ricco Epulone: il lettore qualunque è, in realtà, l'oggetto di una immensa esclusione, che ritaglia anche i gruppi dei destinatari della produzione letteraria indicati dai diagrammi della ricerca sociologica, così che quella « storia dei lettori», che la Corti invoca giusta­ mente nell'elaborazione della storia della letteratura, po­ trebbe rappresentarci (per esclusione, appunto) la popo­ lazione di un esilio biblico, che non ha memoria, né sguardo, per la terra promessa - regione e fastoso di­ spositivo della ·«decodificazione dell'ipersegno letterario». « Essere dei lettori aristocratici». Barthes (di nuovo Il piacere del testo, Torino, Einaudi, 1975), dunque, può incontrare e scegliere quello che mi resta sotto gli occhi: la suntuosità, l'assenza di luogo nel quotidiano, nella storia: il piacere/godimento del testo (singolare anche per l'intima reversibilità), che << non dipende da una logica dell'intendimento e della sensazione», ma « è una deriva, qualcosa che è insieme rivoluzionario e asociale e non può essere adottato da nessuna collettività, nes­ suna mentalità, nessun idioletto» (Il piacere del testo, p. 22). Forse c'è una differenza nello stesso scandalo, poiché « è evidente che il piacere del testo è scandaloso» (ivi). Se è vero, comunque, che questo scandalo non è una figura dell'immoralità, ma della mancanza di luogo, il piacere atopico di Barthes può solo denunciare dalle sue « rive» indicibili questo sapere e conoscere, di cui 155

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