Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976
strutturalmente? Non abbiamo, è ovvio, una risposta soddisfacente. E tuttavia la struttura temporale del ro manzo rispetto a quella del racconto non sembra priva di significato. La novella ha un duplice andamento: molto spesso, sia pure surrettiziamente, - come accade per esempio nel Decamerone - vuol trarre una morale, insegnare, dimostrare: è, se si vuole, più «teoretica» (nel senso della matematica); altre volte si presenta come tranche de vie, ritaglia un momento, un evento, un aspetto, della vita. Anche qui vi è una coloritura «scientifica»: in questo caso «sperimentale»: come x reagisce a una situazione y. La temporalità romanzesca, in quanto pone x di fronte a situazioni y, y 1 ••• y n ha a sua volta un duplice effetto: a) di non insegnarci nulla, poiché la serie delle situazioni si prospetta come potenzialmente infinita, mentre d'altra parte x si va modificando a sua volta in x 1 ••• x 0 ; b) di negarsi come tranche de vie in quanto tutti i romanzi costituiscono varianti di un solo unico romanzo in pro gress, si muovono verso il futuro (come osserva ,Bachtin) in luogo di · irradiarsi come varianti di un presente astorico, come tentacoli (infiniti, sì, ma nello spazio) di un polipo che rimane se stesso. Forse qui si può ricercare, almeno in primissima approssimazione, una causa della difficoltà della ragione strutturalista a darci conto del romanzo: opus diacro nicum per eccellenza, il cui attante, in ultima analisi, va individuato proprio nel tempo. Mario Spinella
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