Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976
Bachtin - il romanzo è aperto al futuro, all'universo del possibile. Il suo spazio non è il cielo sopra di noi, ma il mondo intorno a noi. 5 ,La visione totalizzante di un Lukacs mal si concilia con questa temporalità presente e aperta del romanzo. Perciò l'ironia di cui parla 'Lukacs (tra l'altro nel V pa ragrafo della Teoria del romanzo) è per lui denunzia di una perdita e non gioioso riconoscimento del molte plice. E' «malinconia della maturità»: lo scarto è dato a partire da un assoluto (epico, teologico, da una «pa rola prima», dal verbo che era al principio). Il romanzo è insieme denunzia della degradazione e degradato esso stesso. E' - per dirla con Sade - preghiera o amore santificato: disconoscimento della differenza e della per versione come costituenti positive, affermative, di un soggetto che è plurale e segmentato. Che Odisseo di venga Leopold Bloom e Penelope Molly; che dieci anni di viaggi e peregrinazioni si contraggano in una giornata ripetibile l'indomani, è inaccettabile per quanto di spi ritualistico permane nell'idea lukacsiana di letteratura: l'epos rimane il modello insuperato e all'epos, per con seguenza, dovrà tornare, trionfalisticamente, la lettera tura di una società socialista che Lukacs (e non soltanto Lukacs) vede come chiusa e totalizzante, luogo dell'eroi� smo e non del molteplice quotidiano in tutta la sua prorompente potenziale ricchezza e contraddittorietà. 6. A differenza, si diceva, del µv6oc; ,del «mcconto», e della favola, il romanzo sa di non volere insegnare nulla. Sa di porsi come universo «alternativo» non tanto all'esistente (indicibile) quanto agli altri universi romanzeschi possibili. Ma, rispetto alla «novella» (o al «racconto», senza allusione, qui, alla tmduzione di µv6oc;) qual è la diffe renza specifica; o almeno in quale direzione cercarla 148
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