Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

attingendo alle più singolari avventure della vita degli uomini», e individuava '« la base di tutti i romanzi» nelle due debolezze che sono connesse alla natura del­ l'uomo e la caratterizzano, « che egli preghi», « che egli ami». ,Dove si potrebbe chiosare il pregare con i fram­ menti del batailliano Manuale dell'anticristiano (AA.VV. , Per Bataille, Verona, Bertani, 1976): << Non è il caso quindi di meravigliarsi per il fatto che i tuoi simili abbiano cercato una via d'uscita e che si siano abban­ donati alla vergogna di se stessi». Quanto all'amore... quanto all'amore rivolgersi alla ditta Sade. Occorre aggiungere che oggi, 1976, sappiamo abba­ stanza bene, grazie alle analisi della linguistica struttu­ rale e della critica formalistica, che cosa sia narrativa e che cosa sia prosa. Ma sappiamo davvero, con la stessa chiarezza e distinzione, che cosa è il « romanzo»? Siamo usciti, interamente, dall'« acquitrino»? 2. Domande certo troppo grosse rispetto all'oggetto li­ mitato di questa nota, che vuol riferirsi al dibattito sui « Problemi della teoria del romanzo» tenutosi, sulla scorta di una sintetica relazione di Lukacs, nell'Istituto di filosofia dell'Accademia comunista a Mosca nel di­ cembre 1934 e nel gennaio 1935, e ora raccolto da Vit­ torio Strada (Torino, Einaudi, 1976) con l'aggiunta-chiave della successiva relazione di Michail Bachtin (« Epos e romanzo») all'Istituto di letteratura mondiale A.M. Gorki, sempre a Mosca, nel 1938; aggiunta-chiave, si diceva, poiché convincente è l'assunto di 1Strada che tale testo risponda (in)direttamente a Lukacs e a tutta la tradi­ zione hegeliana del ruolo e del posto del romanzo. Una tradizione che tra l'altro - istituendo un nesso socio­ logico tra romanzo e dominio borghese, teoreticamente induceva Lukacs a prevederne l'esaurimento, o al più una possibile rinascita, con accentuazione del momento 143

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