Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

« Acquitrinoso territorio» 1. «Acquitrinoso territorio» ,definiva quarant'anni fo il roma1I1zo Edward Morgan Foster nelle confèrenze oxfordiane raccolte successivamente in Aspetti del ro­ manzo (Milano, Il Saggiatore, 1968 2 ) e si affidava, nella sua traversata di questo acquitrino, non priva, del resto, di scoperte, alla tavola di salvezza dell'empirismo. Che cosa è un romanzo? Si chiedeva. E rispondeva: «Qual­ siasi opera narrativa in prosa che superi le 50 mila parole». Definizione che, come suole spesso accadere nella tradizione empirista, elude i problemi di fondo, e non soltanto per la ragione di buon senso che lo spartiacque è del tutto arbitrario (e se le parole fos­ sero - chiede il senso comune - solo 50.000?), ma perché finge di ignorare che, per lo meno, occorrerebbe sapere, a monte, che cosa significhi «narrativa» e che cosa significhi «in prosa». Meno impreciso, malgrado le apparenze, quel Mar­ chese di Sade che nel 1800, nelle Idées sur le romans, pubblicate come prefazione ai Crimini dell'amore (ora in Sade, Opere, Milano, Mondadori, 1976) scriveva: «Si chiama 'romanzo' l'opera fantastica che si compone 142

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