Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

separazione che ogni lotta esalta chiede prezzi più alti ,a chi meno possiede. Non avvolgere ,1a propria ,storia in una bandiera né sv e ntolare come una bandiera il privato della propria divisione. PonMsi in ogni viaggio un bagaglio di tale tristezza per le ·stragi del mondo che da esso possa scoppiare come un fiotto d'acqua la gioia della 1Jra:sformazione. Emarginati nella propria casa, ,acquietati nel noma­ dismo, dispersi nella sicurezza delle strategie altemative, lucidi nella firaintumazione dei rapporti. Sul cor p orativismo dello << s p irito >> Nel1a difficoltà che il rapporto tra intellettuali e classe operaia prenda consistenza di lavoro comune, diventi connessione tra interpretazione e strategia, al di là di provvisorie sociologiche assimHazioni, di fian­ cheggiamenti, di populistiche identificazioni, l'intellet­ tuale cerca U1I1a ,socialità nella propria «categoria». E n001 è fa ·rngione sindacale a spingerlo, previ,a analisi della eventuale proletarizzazione, né fa riceroa del col­ lettivo come luogo di p:mduzione della critka, e tanto meno un (rinnovato rnpporito tm cultura e politica. Ciò che lo fa immergere nella calda socialità del gruppo inteHettuaJ.e è forse la ricerca di una solidarietà nella propria oasa, tria compagni di mestiere, tra gente che ha fatto del1a parola il proprio abito, o .la propria maschera. Fioriscono convegni: certo, aperti a tutte le forze sociali. Le quali ridivent,ano pubblico, sospinte nel ruolo di polemico o consensuale auditorio: il pubblico, molti­ plicazione anonima di .lettore anonimo, qui prende carpo fisico, prende la parola, si fa att o re, ma d'una scena la cui regia· è dell'autore, dell'intellettuale come autore. In realtà H solo interlocutore è il membro della so- 139

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