Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

turazione dell'organo infinitamente inferiore rispetto a quella degli altri organi. Ad occhi chiusi appunto, l'in­ fante da fuori riceve il dizionario del caso; quel che ne ascolta e introietta fa realtà, ossia prende non tanto « un posto nell'universo», come diceva Bonavena, quanto « il posto dell'universo». Quel che non ascolta resta fuori (silence), come Reale. Lacan insegna poi 15 che, se Reale, ossia forcluso, resta il Nome del Padre, il soggetto è destinato a incon· tra.re la psicosi. E la cosa appare chiara se per Nome del Padre si intende quell'Altro che svolge, nel «tratta­ mento» dell'oggetto che lo conduce a far realtà per il soggetto, la funzione di proibirlo. Ancora: la mancata simbolizzazione del Nome del Padre e della castrazione fa venir meno quella perdita («distruzione») dell'oggetto che, come Bonavena sottolinea, è essenziale perché la sua realtà prenda posto nell'universo. Ne consegue la crisi di quella simbolizzazione che coincide con il primo sor­ gere del soggetto dall'«organismo vivente». La realtà che aspetta il soggetto è dunque dapprima il discorso che gli rappresenta il desiderio degli altri, la struttura in cui sono presi e a sua volta lo prendono. Dei posti che gli altri occupano in questa struttura, esso si farà l'idea che il posto assegnatogli gli permette. Distinguendo la struttura come «Altro dell'intersoggetti­ vità » dagli altri che la abitano, se ne fanno una ragione e vi rappresentano il loro desiderio, si avrà un abbozzo del come la realtà che aspetta il soggetto (nel senso in cui un tavolo riservato aspetta il cliente) sia fatta di un intreccio di Simbolico e Immaginario, ad esclusione del Reale. Il che, questa volta, Borges e Casares ci illustrano, giacché, se Domecq fa il suo pezzo con le parole di Bona­ vena, loro si impadroniscono di quelle di Domecq, le firmano e sicuramente ne incassano i diritti. A riprova del fatto che le parole sono sempre quelle degli altri. 13

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