Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976
l'oggi al domani, ,le con1mddizioni antagonistiche che ca:riatterizzano quest'ultima; non può, in definitiva, tra sformaire d'un colpo so1o il modo di produzione capi talistico e il sistema dei rapporti di produzione e dei rapporti politici, ideologici, ecc. di cui esso è costituito. Lo Stato «proletario» può ben decretare (e lo deve fa r e, ,sia ben chiaro, come suo primo atto!) l,a presa di possesso di tutti i mezzi di produzione; ma si trat terà pur sempre di una presa di possesso nominale, meriamente giu r idka. La trasformazione della proprietà da «privata» (di una classe minoritaria) in collettiva implica la più completa e , radicale trnsformazione dei irapporti di produzione, politico-ideologici, ecc. di tipo capitalistico, che sono il supporto della struttura pro duttiva (e delle sue manifestazioni «sovrastrutturali») che il potere proletario ,eiredita daHa società oapitali stka e che esso non può modificare se non attraverso periodiche « ondate» rivoluzionarie, se non per «tappe» successive che copriranno un lungo periodo di tempo. E' innanzitutto possibile ammettere la necessità di lottare contro le «sopravvivenze» ideologiche della vec chia società, contro le sue abitudini, i suoi costumi, ecc. A me sembra comunque ,evidente che non può situarsi a questo livello fa lott < a di classe decisiva per l'avanza mento deHa «transizione» e per impedire una «restau razione» del capitalismo. Anche la permanenza di limi tati settori di piccola produzione mercantile semplice può contribuire alla creazione di una '«atmosfera» cor ruttrice dei rapporti socialisti e favorevole ad un ripri stino di quelli capitalistici. Ancora una volta, però, siamo in presenza di un fenomeno di portata ,secondaria; che non può, di per se stesso, far Tegredire il processo di «transizione». Il problema centirale è invece costituito proprio dalla trasformazione o meno dei rappo:riti di produzione in scritti nella peculiare divisione tecnica del kworo, nella 128
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