Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

ad una meiia politica secondo un'ottica kautsk yi ana, già battuta e strabattuta nell'ambito del marxismo, in par­ ticolare da Lenin. D'altra paTte, per molti versi tale società ,appare di­ versa dai sistemi capitalistici « tradizionali», quelli sul­ la base dei quaH il marxismo ha analizzato le varie ca­ rntteristiche del modo di produzione capitalistico. Innanzitutto, non si nota una divisione, un fraziona­ mento all'interno della classe dominante ( le « sotter-ra­ nee» lotte di frazioni all'interno del partito o dell'ap­ parato buTocmtico di Stato non potendo essere confuse con la concorrenza intercapitalistica). Sia chiaro: l'af­ fermazione della proprietà statale dei mezzi di produ­ zione (almeno di quelli fondamentali) non implica affatto la collettivizzazione reale degli stessi. Lo Stato prende possesso dei mezzi di produzione in nome della colletti­ vità; ma se lo fa anche per conto e nell'interesse di quest'ultima non può •essere deciso soltanto sulla base di un principio scritto in una qualsiasi Costituzione. Credo di aveT già chiarito come la proprietà dei mezzi di produzione non sia un concetto meramente giuridico, bensì sia « inscritto» nei rapporti di produ­ zione che sottendono un determinato modo di produrre i beni, che costituiscono ila « trama ii.nteiina» dello svi­ luppo delle forze produttive di un dato •sistema sociale. La proprietà è dunque un concetto che attiene al potere effettivo di disporre dei mezzi di produzione ed è una proprietà di dasse. Tuttavia, nel sistema capitalistico - proprio perché la « sfera di esistenza fenom e nica» della produzione capitalistica non può che essere la circolazione del capi­ tale come ·merce - la classe dominante è « -firazionata» in vari «tronconi». Il fondamento decisivo, determi­ nante, di tale frazionamento non si trova nel potere politico e amministrativo ( questo è sempre un feno­ meno derivato, anche se molto importante), ma viene 120

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