Il piccolo Hans - III - n. 11 - luglio-settembre 1976

di produzione sia al processo inverso di scissione d!i. un processo di lavol'o in più processi lavorativi connessi, ma che possono essere «espulsi» dall'unità produttiva originaria. In linea generale (anche se il discorso ,andrebbe approfondito), se è vero che la divisione ·sociale del lavoro è storicamente precedente a quella tecnica, è senza dubbio possiibile affermare che, con la nascita del capitalismo, la divisione sodale ,del lavoro (la nascita di nuovi settori produttivi, di nuove imprese, ecc.) è un risultato specifico della divisione teonica del lavoro, cioè del modo secondo cui si sviluppano e si socializzano le forze produttiv,e nell'ambito di un determinato si­ stema di rapporti di produzione. La centralizzazione dei capitali - nella cui direzione spinge la riproduzione (non solo «allargata», ma sempre più «intensiva») di tali rapportJi - non conduce ad una estensione della pianificazione daJ.la fabbrica ,all,a società, come preco­ nizzavano certe tesi (antidialettiche) di , stampo «ope­ raista», che altro non erano se non una ripresa «da sinistrn) di certe «visioni» ultraimperialistiche (di ca­ pitalismo organizzato) alla Kautsky. In realtà, la centrnlizzazione dei capitali (la mono­ polizzazione dell'<< economia») non esaurisce progressi­ vamente la «:forrna di merce», ma porta al contrario a nuovi sviluppi, sempre più �< sofisticati», della cir­ colazione mercantile (e monetaria), che diventano sem­ pre meno comprensibili e controllabili da parte degli « agenti» della riprnduzione del capitale e dei suoi rapportL Quanto detto ha importanti riflessi anche ineH'ambito più propriamente •sociale del •sistema capitalistico, per quanto concerne cioè la sua strutturazione in classi e ceti sociali diversi. Innanzitutto, riprendendo quanto ho detto più sopra, se è vero che la proprietà capitalistica - nel modo di 117

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