Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

però perdura ancora per il soggetto l'attribuzione della propria identità all'altro. L'assenza di un linguaggio gestito in prima persona fa sì che la stessa dimensione linguistica concorra a sviare il soggetto, il che condurrà peraltro a creare le condizioni neoessarie perché si compia successivamente l'accesso al simbolico. L'accesso al simbolico coincide con la possibilità di compiere l'ultimo tratto dello stadio mediante l'artico­ lazione di prooessi di astrazione che, prima dell'utilizza­ zione del ,linguaggio, non erano possibili·. Ciò che non era dato al soggetto tramite i propri mezzi (la conquista della propria identità), gli viene consegnato dall'altro mediante un gesto e una parola di attribuzione. Nel pe­ riodo in cui si compongono lo schema corporeo e la struttura egoica, si stabilisce per il soggetto la propria identità e la possibilità quindi di discriminare se stesso dagli altri ma, nello stesso tempo, si staglia una situa­ zione di scissione che definisce per il soggetto stesso la presenza dell'altro, di quello che Freud ha definito « Nebenmensch » e cioè l'altro prossimo al soggetto e parimenti scisso radicalmente da esso. Le osservazioni di W. Koehler, dimostrano che l'ani­ male, che non sia uomo, non può subire questo destino, salvaguardato com'è da decorsi associativi relativamente limitati e privo di possibilità evocativo-simboliche. Lo scimpanzè femmina (Rana) di Koehler, nell'espe­ rienza dello specchio, segue le due prime fasi dello stadio 5. Dapprima tratta l'immagine c ome un simile reale, tenta reiteratamente di intrattenere rapporti con esso, lo cerca dietro lo specchio. L'insuccesso conduce l'ani­ male ad isolarsi con lo strumento; giunge a fingere una espressione di indifferenza verso l'immagine, nascon­ dendo dietro di sé l'arto superior·e destro, per cercare, con gesto rapido e subitaneo, di aggredire l'altro sor- 95

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