Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976
spazio e si limita, nel caso della propria immagine, a toccare il retro dello specchio. Addirittura lo specchio, in presenza delle H gu re note reali, può svolgere una fun zione disturbante e di ostacolo accentuando lo stato di conflittualità col mettere a confronto una figura raggiun gibile con una figura vuota. L'ombra di questa vacuità cade per il bambino parzialmente anche sulla propria immagine; il contesto in cui il soggetto si muove in questa fase, creando Ia compresenza dei due aspetti, determina come un ar:t'esto che prelude alla riduzione finale del l'immagine propria al proprio corpo e quindi a se stesso, come soggetto. e) In questa ultima fase fa la sua comparsa, nella situazione dello specchio, il .lin gu aggio. La dimensione lin gu istica consente l'introduzione di una pratica che progressivamente procede a gettare un ponte che viene a co1mare la distanza tm il soggetto e la propria imma gine, tra il soggetto e se stesso. Le due domande chiave a cui il soggetto è sottoposto sono « dov'è (e il suo no me)?» o « dov'è la mamma? (oppure un altro nome di persona nota)». Queste due domande scandiscono in questo periodo per il bambino i; t e mpi di acquisizione della propria identità: ciò comporta parallelamente uno sradicamente dalla identificazione primaria e un disan coramento dai parametri percettivi fino allora validi. Naturalmente il lin gu aggio dell'altro, dell'adulto, delle figure paI'entali ecc. era ben presente anche in precedenza (l'azzardo fa dire, sin da prima della nascita) parteci pando tuttavia all'inganno identificatorio, nella sua com binaziÒne con l'immagine propria rinviata al soggetto dallo specchio. Preyer nota: ·« [62 a settimana] - ero dietro di lui, e l'ho chiamato per nome. Si è voltato repentinamente, benché mi vedesse chiaramente nello specchio» (7, p. 447). Il processo di riduzione dell'immagine al1a fi gu ra reale in questo caso è già presente, nel momento in cui 94
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