Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

Lo stesso processo di riduzione si articola con lenta progressione, centrandosi sugli effetti diversi che forni­ scono al bambino il rapporto con gli altri reali, rispetto al rapporto con la sua propria immagine riflessa. Nota Guillaume (4, p. 168): « Se l'immagine speci­ fica della forma umana, si applica ancora male all'ilo, a maggior ragione, non potrebbe sussistere un'immagine individuale precisa, ma ancora per molto tempo, la sim­ metria ottica dell'immagine e della persona, la corrispon­ denza dei loro movimenti sono necessari al loro rico­ noscimento». Gli esempi portati da Boulànger si ricollegano alle seguenti osservazioni, fatte sempre da Guillaume. 1) « Un anno: m.i riconosce su una fotografia, ma non si riconosce nel bambino che tengo in braccio». 2) · «Avendo fatto una fotografia di: un gruppo di bambini, la mostro l'indomani a L. . (due anni, otto mesi) che ne fa parte; nomina immediatamente, indicando con il dito, tutti i personaggi del gruppo ma . s'arresta inter­ detta ,quando arriva alla propria immagine» (4, p. 168). ·«La differenziazione - nota Boulanger (2, p. 103) - tra la propria immagine e quella del familiare costi­ tuisce la prima tappa per superare l'illusione della realtà» Lo specchio diventa un oggetto tra gli oggetti; le sue immagini, avendo perduto una parte del loro significato, risultano meno interessanti per il bambino. Lo specchio viene gettato via, sbattuto contro altri oggetti, oppure tenuto in mano attribuendogli scarsa attenzione. Si può notare, in questa fase, un comportamento conflittuale nei confronti dello specchio. Il bambino persiste nell'illu­ sione di realtà per quanto riguarda l'immagine riflessa di un estraneo e di se stesso e quindi di se stesso sol­ tanto, ma nello stesso tempo ormai sa che l'immagine di una figura nota è soltanto un'immagine vuota. Paralle­ lamente si attenua l'illusione della profondità La mano che cerca l'altro dietro lo specchio riduce via viia lo 93

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