Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

Fino a ta1e periodo il bambino procede ancor-a, laddove ha stabilito che le figure familiari non vanno più ricer­ cate nello specchio, a raffrontare il volto dell'estraneo - ad esempio dello sperimentatore - con la propria im­ magine. L'illusione della realtà che pe11siste più tenace­ mente riguarda per il bambino proprio la sua imma­ gine: ancora a due anni ed oltre molti bambini si cercano dietro allp specchio: l'inganno più durevole nasce da ciò che più direttamente appartiene al soggetto. · « Il bam­ bino può confrontare l'immagine di un altro con la per­ sona stessa, o la propria immagine nello specchio a quella degli altri, ma non può confrontare se stesso con la propria immagine, in quanto non conosce di se stesso come forma visibile nulla di più che la propria imma­ gine» (4, p. 167). b) Ma prima di questo periodo �due anni ed oltre) è avv,enuta, come è già stato accennato, la distinzione tra le figure familiari reali e la loro immagine speculare. E' questa la fase della compresenza nel bambino di un pervicace imeresse per :la priopria · ilmmagine e, contem­ poraneamente, del progressivo disinteresse per lo spec­ chio, laddove quest'ultimo rimandi l'immagine di una figura nota. Due esempi (2, p. 103): a) « F1orence (a. 1.8.8) - si vede con sua madre e gli si pone la domanda 'dov'è la mamma?' - guarda lo sperimentatore poi rivolge l'at­ tenzione alla madre nello specchio, dice 'mamma ', appoggia la testa contro la superficie». b) « (si vede con lo sperimentatore) - lo guarda nello specchio, si volta, poi guarda la propria immagine, va a guardare dietro lo specchio e abbassa la testa, silenziosa». Nel primo caso, è in atto un processo di riduzione dell'immagine alla figura della madre, nel secondo caso sia la figura dello sperimentatore che la propria conser­ vano ancora un carattere di estraneità e di autonomia. 92

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