Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

sione della profondità che fornisce lo specchio, ingab­ biano il bambino in una serie di esperienze che hanno fondamentalmente come elemento centrale il tentativo da parte del soggetto di instaurare un rapporto con l'altro. Tocca la superficie, cerca di affermre l'immagine, le sorride, ecc. Questi tentativi sono, abbiamo visto, accompagnati continuamente da un'attività di confronto tra le immagini riflesse e le figure-modello presenti nel campo percettivo. Lo scacco derivante dall'impossibilità di afferrare l'oggetto, porta il bambino a cercarlo dietro allo spec­ chio. Dall'osservazione sperimentale condotta in questo campo emerge chiaramente che, a partire all'incirca dal- 1'ottavo mese, l'esplorazione dietro aUo specchio si fa sistematica; ,l'altro non risponde alle sollecitazioni: · � come se si nascondesse al rapporto . . Lo specchio allora viene girato dal bambino, grattato, percosso sul dor­ so, ecc. Ciò accade anche con le immagini riflesse di altre persone, nonostante la concordanza con H reale e la somiglianza all'immagine delle figure che si trovano di fianco al bambino. Il che denota che l'illusione in questa fase è totale e predominante. M:a nel" periodo che va dall'ottavo mese al diciassette­ simo-diciottesimo mese, si attua progressivamente per il soggetto una distinzione fondamentale tra la propria immagine e l'immagine delle per s one . familiari (ma­ dre, ecc.). L'immagine speculare della persona familiare perde via via di valore nella misura in cui il bambino riconosce come rea1e la persona che gli sta accanto e riconduce quindi tutti gli aspetti e le caratteristiche di questa per­ sona in un unico luogo dello spazio: non vi sono più, nella situazione dello specchio, due madri, due padri e così via. L'illusione della realtà, relativa all'immagine speculare, tende a perdurare maggiormente per quanto riguarda persone estranee (questo intorno ai due anni). 91

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