Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

denti) che sta saldamente a dimostrare come certe (im­ perdonabili) deviazioni, imputabili in ultima analisi a « errori ideologici», ossia ad una défaillance teorica, costino sempre care, se non carissime 75 ••• NOTA - Ma eventus docet, (anche perché - come dice Nietzsche _:.. « ,gli errori dei grandi uomini sono... più fecondi delle verità dei piccoli» 76 , e i cinesi hanno subito imparato che, se la nazionalizzazione della terra è, dal punto di vista dello sviluppo delle FPL, una misura manifestamente inapplicabile ad un paese economica­ mente arretrato, tanto vale allora passare per la depre­ cata fase della « spartizione» e dell'agricoltura parcel­ lare, lanciando magari una simultanea campagna per la formazione di quelle « comuni popolari» che costitui­ scono, fra l'altro, un genere ben più avanzato di RP socialisti che non la pura e semplice proprietà di Stato. Ecco, quindi, perché, nella r:iforrna agraria cinese del 1947, la terra non viene più nazionalizzata, ma « confi­ scata >> e « divisa secondo il numero delle persone che vi devono vivere» 77 • Sotto questo riguardo, la novità della « via cinese» è, per lo meno, triplice: in primo luogo, infatti, la classe contadina « non è più, per Mao, un semplice alleato delle forze rivoluzionarie come la concepiva ancora Lenin, un alleato che deve essere costantemente inqua­ drato, sorvegliato, mantenuto in un ruolo subalterno, ma diventa parte integrante del movimento rivoluzio­ nario, cui viene affidato il settore essenziale della , lotta: la lotta armata» 78 , e; in secondo luogo, si ha: la decisa convinzione che « la terra non deve essere dello Stato - colilettività lontana ed astratta - ma delle comuni e quindi di coloro che concretamente le costituiscono» 79 , e, al tempo stesso, la piena consapevo,lezza della neces­ sità di passare alla collettivizzazione attraverso la fase della spartizione. È bensì vero che, dopo la riforma del '47, la possibilità di « adottare una tecnica agraria . su- 65