Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

socialisti rivoluzionari e delle più « imbarazzanti » prese di posizione del vecchio tMarx. In verità, a prescindere dal fatto che, riguardo al c.d. proèesso di trasformazione del villaggio-obstcina in « v:illaggio di piccoli agrari », lo stesso Lenin non na­ scondeva la sensazione di aver in certo qual modo « precorso i tempi » 38 , pasce 'il proprio ·spirito di con­ fusione chi - al pari di C.B. - non ha l'accortezza di operare una distinzione tra « proprietà comu , ne della terra» e modo collettivo di coltivazione (o di produzione). « Nel mir - scrive infatti Marx nella lettera a V. Zasulit - la proprietà della terra è comune, mentre la coltura, la produzione è di carattere parcellare; ogni contadino coltiva e sfrutta (la propria parcella, si ap­ propria dei frutti del suo campo ) il suo campo in pro­ prio come il piccolo contadino occidentale. La combi­ nazione della proprietà comune con fo sfruttamento parcellare della terra (che era un elemento (fertiliz­ zante) di progresso della coltura), utile nei tempi passati, diventa pericoloso nella nostra epoca. Da un lato i beni mobili svolgono ruoli sempre più importanti neH'agri­ coltura stessa provocando progressivamente delle cliffo.. ren2'!e di ricchezza tra i membri della comune e conflitti di interessi, soprattutto a causa della pressione fiscale dello Stato. Dall'altm, la superiorità economica della proprietà comune - in quanto base del lavoro coope­ rativo e combinato - scema sempre più. Non bisogna tuttavia dimenticar.e che nello sfruttamento delle pra­ terie indivise, i contadini russi . già praticano la produ­ zione collettiva, che congiunta alla familiarità che essi hanno con. ·11 contratto d'arte!, faciliterebbe molto la transizione della coltura parcellare alla coltura collet­ tiva, e che, la stessa configurazione fisica del suolo russo invita alla coltura meccanica combinata su vasta scala (con l'impiego delle macchine), e che infine, la società ·russa che da lungo tempo vive a spese della 52

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