Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976

per «Via col vento», è stato bruciato tutto il cinema precedente, anche il «set» di «King Koil!g». «Citizen Kane» contiene iìrammenti del «Gobbo di Notre Dame» (1939), di «Maria di Scozia» (1936) e persino una porta strappata a «Gunga Din» (1939). Non sono fatti materiali. Dimostrano che noi faccia­ mo bene ad andare al cinema e a vedere i fiilm - più o meno consapevolmente - come un continuum. All'in­ terno di questo spazio continuo ci sono tante partizioni. articolazioni, giunture. Michael Wo o d le analizza in modo di'Screto e magistrale, entrando e uscendo dal film, en­ trando e · uscendo dal cinema {lui che ha passato ail ci­ nema, com'è scritto nel risvolto di copertina, buona parte della sua vita). iSi deve andare al cinema. Si deve anche saperne uscire . Perché - ed ecco la seconda parte della tesi di Wood - questo cinema americano «medio» raramente è me­ diocre: spesso è eccellente. «Laura» di Otto Preminger (1944); «Phantom Lady» di Robert Siodmak (il «Citizen Kane dei fiilm di Serie B», 1944); «Midnight» di Mi,tchell Leisen (1939) sono capolavori di astuzia compositiva, di ambiguità strutturale: capaci di •stancare ogni tipo di analisi. Eppure sarà certamente interv e nuta anche nella loro composizione la casualità, l'inconsapevolezza, la «necessità» dell'industria del cinema. Dunque, ancora, chi li ha fatti? E' troppo presto, è troppo ardimentoso azzardare che li ha fatti il Capitale? O si richiedono su­ bito le prove? Questo cinema americano «cOIIIlIIlerciale» non era affatto - solo perché commerciale - cinema di eva­ sione. Toccava problemi reali. Michael Wood è bravis­ simo a mostrare dove e come. Quando presenta ila donna, per esempio, sempre come una donna «liberal», più progressiva, più umana dell'uomo. Ma condannata dal­ l'inizio alla sconfitta (è il destino del « ,liberal» ameri­ cano?): tenterà di trattenere il marito per i l a giacca; 195

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