Il piccolo Hans - anno III - n.10 - aprile-giugno 1976
Il presentatore sottolinea il carattere singolare del l'esperimento (ritentato con poca fortuna, se non ri cordo male, solo da Ray Millan:d qualche anno dopo) e poi formula il quiz: c'erano già stati due film da Ray mond Chandler. Chi erano stati i primi due Philip Mar lowe? E aspetta i due successivi intervalli per dare la prima {iDick Powell . àn « Murder my sweet», 1944) e la seconda (Alan Ladd in «The Blue Dahlia», 1946) ri sposta. Non parla dei registi, naturalmente. Solo chi ha i giusti manuali di :s,toria del cinema a portata di mano può sapere che si tratta di Edward Dmytryck nel primo caso, di George MarshaH nel secondo. Siamo tornati all'infanzia del cinema e alla nostra infanzia, quando ognuno di noi (e fra noi - secondo le sue dichiarazioni autobiografiche a Lilian Ross - anche Federico Fellini) aveva l'impressione che i .film fossero fatti dagli attori, per gli attori, e basta. Questo cinema sul cinema, questo cinema della/nella memoria non è una bizzarria, una mositruosità, un'am e ricanata, come pensano gli osservatori improvvisati. E' vero che si scri vono tanti libri, più o meno onestamente autobiografici, sugli attori di allora: le sofferenze (e - peggio - le poesie, in appendioe) di Judy Gariland; il'amore coniu gale, tempestoso e 1rn�co, di Olark Gable e Carol Lombard. E' vero che si fanno film che rifanno i film degli Anni 30 (si parla persino di un nuovo « Via col Vento»), ma questo non autorizza nessuno, e meno che mai Romano Giachetti («Tempo», settimanale del 14 marzo 1976) ad andarci con la mano pesante. Così pe sante da ilasciare per strada quakhe sproposito: « Il giorno della locusta» diventa qui: « L'ultimo giorno della locusta» {può capitare solo a chi non lo ha letto); per il recentissimo film tiratto da questo romanzo di Nathanael West si parila di « grande successo» (può accadere solo a chi non lo ha visto). Per tutto il feno meno complessivo si parla sbrigativamente di « mezza 190
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