Il piccolo Hans - anno III - n. 9 - gennaio-marzo 1976

e accordar.o - quasi fi gu rando un'armonia astratta - aspetti dimostrazioni e attività, la « tipologi.t dei modi - di produzione segnica», il « modello semantico rifor­ mulato» - cioè liberato da « impurità estensionali», adibito all'enciclopedia della funzione segnica, adattato aJla previsione delle connotazioni e dei contesti, rispon­ dente alla fenomenologia di ogni produzione, non solo di quella verbale - e il « modello Q», che assume e dichiara il processo della semiosi illimitata ed è « mo­ dello della creatività linguistica ». Che nelle concordanze da noi adombrat� non vi sia arbitrio è garantito dalla logica interna 1 al sistema, ed è dichiarato in più modii: ne ricordiamo uno, come un formulario d'autorizzazione: « Una semiotica del codice è uno strumento operativo che serve a una semiotica della produzione segnica. Nel momento in cui si asserisce che è possibile fare una semiotica del codice, se ne riconosce la continua parzia­ lità e rivedibilità; e si deve ammettere che essa ha oc­ casione di costituirsi solo quando la pratica comunica­ tiva la postula come sua condizione esplicativa» (p. 182). Ricondotti da un percorso nel sistema alla semiotica del codice, ci arrestiamo qui, al « modello Q», che as­ sumiamo per conto nostro (e ci pare lecito) come sim­ bolo dello stesso Trattato. Si dice che « nessun grafo è in grado di rappresentarlo nella sua complessità ». Cer­ tamente: è il modello delle infinite possibilità della si­ gnificazione o l'impossibi;le modello del mutamento, sa­ rebbe come rappresentare l'Universo Semantico Globale. Ma anche l'accenno che ne abbiamo sott'occhio - la « confi gu razione grafica bidimensionale» di una sua parte, una « simulazione meccanica» descrivibile, « grazie al numero limitato di tokens assunti» (p. 176) - può si­ gillare per noi il presupposto e l'impianto della teoria, lo stesso discorso del Trattato, chiuso e, con astratto rigore, circolante nel suo dominio. 57

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